CASTEL BELASI
centro d'arte
contemporanea per pratica e pensiero ecologici in un
maniero medievale nelle Alpi
ITA | ENG
CASTEL BELASI
centro d'arte
contemporanea per pratica e pensiero ecologici in un
maniero medievale nelle Alpi
ITA | ENG
Come isole
Arte contemporanea dal globo sui temi ambientali
in collaborazione con MUSE – Museo delle Scienze
1
giugno – 27 ottobre 2024
Opening: 31 maggio H 18:30
Janet
Bellotto (CA/UAE), Stefano Cagol (IT), Wim Delvoye (BE), Heba Dwaik (KWT/EG),
Annamaria Gelmi (IT), Mary Mattingly (US),
Gianni Motti (IT/CH), PSJM (ES),
Millennials
(IT):
Michela Longone, Silvia
Negrini, Monica Smaniotto, Marco Tagliafico
a cura di Stefano Cagol
L’approccio
visionario dell’arte e quello anticipatore della scienza
s’incontrano per immaginare futuri desiderabili.
L’idea di montagne come isole evoca un tempo in
cui le Dolomiti erano atolli di un mare tropicale e apre a
un paventato domani con terre che vengono sommerse dai
flutti. Prende spunto dall’innalzamento del livello dei
mari, la perdita dei ghiacciai e l’equilibrio tra gli
elementi, e si confronta con i concetti di cambiamento e di
tempo, tra un passato molto prima di noi e minacce di
futuro. C’immaginiamo isolati dal resto nell’arrogante
illusione di superiorità dell’essere umano contemporaneo e
nel distaccamento fisico ed emotivo, che caratterizza
quest’epoca digitale.
Riapre con inaugurazione il 31 maggio dopo la
consueta pausa invernale Castel Belasi, spazio espositivo
comunale di proprietà del Comune di Campodenno in un castello medievale
del XII secolo ai piedi delle Dolomiti di Brenta
in Val di Non, che
si sta affermando negli ultimi anni come luogo privilegiato
delle arti e della riflessione sulle questioni ambientali con
la direzione artistica di Stefano Cagol.
La mostra “Come isole”, attraverso una quindicina
di opere video, pittoriche, fotografiche e installative,
datate tra oggi e gli anni Novanta, di una quindicina di
artisti internazionali, nazionali e regionali, consolidati ed
emergenti, procede per suggestioni, perché non possiamo
pensare di essere entità che bastano a se stesse, lievitando
distaccate dalla superficie terrestre.
Il percorso espositivo culmina con un’estesa video
proiezione di Thiago
Rocha Pitta (Brasile,
1980),
un’opera in collezione al MoMA di New York, e apre con
un’installazione dell’altoatesina basata a Vienna Esther Stocker (Italia, 1974),
ora in mostra al MAXXI a Roma. I suoi accartocciamenti vengono
letti nella loro capacità di mettere in discussione la nostra
volontà di controllo e dominio sulla natura. Il tema
dell’isola è affrontato in maniera irriverente dal fiammingo Wim Delvoye (Belgio,
1965) in una sua rara opera cartografica, mentre il rapporto
con l’acqua è al centro della ricerca della canadese Janet Bellotto (Canada,
1973),
attiva negli Emirati. Lo stupore verso la disarmante
semplicità della natura viene inaspettatamente da un video di
Heba Dwaik (Kuwait,
1983) realizzato al centro della megalopoli del Cairo, già
inserito nella OFF Cairo Biennale. In mostra, anche l’artista
trentina Annamaria
Gelmi (Italia, 1943) con un’opera scultorea in ceramica,
mentre l’americana Mary
Mattingly (USA, 1978), già acclamata dal New York
Times, mette in guardia dal peso della nostra società
consumistica con un’opera che ha fatto da copertina al libro
“Art in the Anthropocene”. Uno spiraglio di speranza viene
aperto dalle “geometrie sociali” del collettivo spagnolo PSJM (Spagna: Cynthia Viera, 1973 e
Pablo San José, 1969), che mettono in scena grafici,
questa volta incoraggianti, su prospettive di miglioramento
dell’aria e dell’uso delle risorse.
La mostra innesca un dialogo tra generazioni
diverse, così alle opere di artisti internazionali consolidati
s’intrecciano quelle di quattro millennials, nati in
Italia negli anni Ottanta e Novanta. Le sculture in cera,
carta e fusaggine blu di Michela Longone (Milano,
1995), la più giovane artista in mostra, rimandano a effimeri
ghiacciai o iceberg. L’innalzamento dei mari è richiamato
anche dal dipinto in smalto su tela di Silvia Negrini (Sondrio,
1982),
mentre l’opera pittorica di Marco Tagliafico (Alessandria, 1985) è frutto
dell’intervento dell’artista combinato con quello degli egenti
atmosferici, come dichiarazione dell’importanza di lasciarsi
andare alle leggi della natura. Il mezzo fotografico viene
usato da Monica
Smaniotto (Cles, 1986),
che ritrae un corto circuito tra natura e rifiuti della nostra
società.
La mostra chiude lapidariamente con un’opera di Gianni Motti (Italia,
1958), artista svizzero di origini italiane che ha partecipato
a una quindicina di biennali nel mondo. Si tratta del video
degli anni Novanta che fu esposto a inizio anni Duemila allo
Swiss Institute di New York, nel quale lievita sulla cima di
una montagna richiamando all’erroneo senso di superiorità che
abbiamo sviluppato nei confronti di quanto ci circonda, quella
hubrys greca che ci
fa sentire più in alto degli dei. Non possiamo pensare di
essere entità che bastano a loro stesse e si ergono sopra ogni
cosa.
La mostra è curata da Stefano Cagol e realizzata
in collaborazione con MUSE – Museo
delle Scienze di Trento.
La project room nella
Sala delle Decime è dedicata all’arte contemporanea
emergente. La mostra 2024 s’intitola “Teorie dei climi”
e raccoglie le opere degli artisti e i contributi dei
curatori under 35 che hanno partecipato lo scorso anno alla
masterclass di MUSE nell’ambito di We Are the Flood con la
cura di Alessandro Castiglioni, autore del libro omonimo, e
la partecipazione di Antonella Anedda e Franco Buffoni. I
giovani artisti sono Giuseppe
Bergamino, Noemi Cammareri, Andrea Gubitosi, Lorena
Ortells, Nadia Tamanini, Gloria Tamborini; i
contributi curatoriali
sono di Paula Aguilera (CO), Irene Bernardi (IT), Eleni Kosmidou (EL), Giacomo Pigliapoco (IT).
IMAGES ABOVE: Wim Delvoye, Atlas # 1, 2003, Cibachrome print
on aluminium, 100 x 125 cm, Courtesy the artist
da giugno a ottobre mar-dom
10-18:30 CASTEL BELASI via Castel Belasi campodenno (trento) val di non italy #castelbelasi +39.348.7081417 info@castelbelasi.it |